LA POLITICA DEL SILENZIO


I recenti fatti giudiziari che hanno coinvolto e sconvolto l'intera comunità alto-matesina e che vedono purtroppo implicata anche la nostra città, spingono a muovere alcune riflessioni di carattere politico. Chi vi scrive, infatti, non intende in questa circostanza riferire su un argomento di cui si sa ancora troppo poco, nè intende mancare di rispetto a tutte le persone coinvolte, che sono, fino a prova contraria, innocenti e rispettabili.

Ciò che spinge a una riflessione seria e triste è, ancora una volta, l'immobilismo della politica di fronte a certi fatti. In una democrazia che si rispetti, le parti politiche in gioco dovrebbero, ogni qual volta si verifichino questi "inconvenienti", intervenire massicciamente cercando di saperne di più, per esempio convocando un consiglio comunale in via eccezionale, o magari inoltrando al sindaco un'interrogazione a risposta scritta, per riferire, informare e (nel caso) tranquillizzare i cittadini su ciò che vengono a sapere dal Corriere di Caserta.
Invece no! Dalla maggioranza tutto tace. E tace di un mutismo divenuto ormai tragicomico e grottesco. Dicono di essere "una compagine mista, fatta di giovani, vecchi, operai e laureati" (musica e parole del sindaco). Ammesso e non concesso che un vecchio sia diverso da un giovane e che un operaio sia diverso da un laureato (una premessa infausta, perchè la diversità deve risiedere nelle idee, non nell'anagrafica e nei titoli di studio), dov'è la diversità se vecchi, giovani, operai e laureati dormono? Va da sè che non è una compagine mista, ma una compagine uniforme e compatta: sono tutti in letargo.

Stesso discorso per l'opposizione: un'opposizione che, da qualche mese a questa parte, non riesce più a trovare il bandolo della matassa per agire in maniera unitaria. Una minoranza che, dal famoso "inciucio" di febbraio (vedi articolo 27/02/10) è diventata timidissima e capace di offrire solo le incursioni solitarie, ma numericamente deboli, di De Sisto. Al capogruppo D'Orsi il compito di arginare quella che sta diventando una crisi preoccupante per il gruppo consiliare "Insieme per Raviscanina". Una crisi non dettata da litigi o assenteismo come accaduto negli anni passati, ma dalla mancanza di idee efficaci per affrontare l'avversario politico e per dimostrarsi fedeli alleati del cittadino.

Lo slogan elettorale della lista "Insieme per Raviscanina" era: l'alternativa c'è! Combattere il mutismo col silenzo, provoca il decadimento dello slogan. E non solo di quello...


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LA CONTINUITA' IMMOBILE



I dati emersi dal consiglio comunale tenutosi lo scorso giovedì sono ulteriori indizi per una prova che sta diventando sempre più inconfutabile: Raviscanina è un paese fermo. Immobile.

Si approvava il bilancio, e lo stesso è stato approvato mantenendo tutte le anomalie e le brutture dello scorso anno. Più qualcuna nuova, ovviamente, come l'aumento della spesa per la rimozione dei rifiuti, salita a duecentomila euro. D'altronde, un servizio così perfetto merita un lauto aumento di budget. Pensiamo all'area del campo sportivo, un vero prodigio di efficienza e pulizia. Cosa saranno mai, in tempo di crisi economica, quattrocento milioni delle vecchie lire, se il risultato è così soddisfacente?

E un prestito? Un prestito di poco, diciamo centomila euro (qualche spicciolo, giusto per gradire) per il piano regolatore lo vogliamo chiedere? E chiediamolo! Qualcuno mi fa notare che non si chiama più piano regolatore ma P.U.C. (Piano Urbanistico Comunale). E sì, la nomenclatura nuova è importante, perchè quando c'era quella vecchia sono stati buttati dalla finestra, pardon, spesi fruttuosamente, circa duecentocinquanta milioni di lire. Il sindaco però precisa che non si tratta di prestito ma "di una forma di finanziamento che impone di restituire la somma finanziata". Un po' come quando il professore ti boccia all'esame e i tuoi genitori ti rompono i maroni perchè sei stato bocciato: "ma guardate, non è come credete, non sono stato bocciato, solo che il professore mi ha consigliato di prepararmi meglio e presentarmi al prossimo appello". Più o meno il senso è questo.

Per non parlare del confronto in aula. Tutto procede molto stancamente: se non fosse per la passione reale del solito combattente De Sisto (a volte sicuramente scorretto, ma ancora inavvicinato sui contenuti), ci sarebbe da dormire profondamente, in sala consiliare. E' oggettivamente l'unico consigliere che dà quantomeno la parvenza di interessarsi della cosa pubblica. E chi, svegliandosi per qualche secondo dal letargo, attacca accusandolo di procedere per illazioni, guarda caso riesce a formulare repliche fondate solo ed esclusivamente su illazioni a propria volta. Quando la coerenza è di casa...

In conclusione, credo che la crisi della politica di cui spesso si sente parlare in tv in merito al governo centrale, si rifletta inesorabilmente anche sulle più piccole realtà, come Raviscanina. Un paese dove si commettono, anno dopo anno da decine di anni, le medesime scelleratezze. Ricordo i comizi del 1994: si parlava di piano regolatore e sprechi. Sono passati sedici anni: gli argomenti e i protagonisti sono sempre gli stessi. Nel segno della continuità. Una continuità immobile.

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In foto: Francesco Queirolo, Il Disinganno, Museo Cappella Sansevero, Napoli.