Dunque, chi ci ha accusato sostiene che "saremmo indecorosi e scandalosi perché se anche Celestino V non fosse nato a Raviscanina, a noi converrebbe sostenerlo per offrire maggiore visibilità al paese".
A questo punto, pur rispettando come sempre l'opinione di tutti, ritengo questa assolutamente incondivisibile, nonché pericolosa. Un non-senso a caratteri cubitali.
Roba già sentita, comunque. Questo tipo di critica mi riporta indietro di un paio di anni, quando cioé Striscia la Notizia si occupò della questione rifiuti nel nostro paese, uno scandalo immane. Anche allora, infatti, la solita truppa di trombettieri devoti al capo si scagliò contro chi aveva osato avvertire Striscia la Notizia, colpevole quindi di causare un forte danno di immagine a Raviscanina.
Ora chiedo a questi signori: vi è mai passato per la mente che i danni di immagine al nostro paese li crei chi, da vent'anni, ci riempie di bugie e nefandezze? Come fa a crearli chi, semplicemente, fa notare la verità?
E la verità, in questo caso, è che nonostante le tanto decantate ricerche storiche di cui si conoscono a malapena solo i nomi degli artefici, è impossibile affermare che Celestino V sia nato a Raviscanina, perché nessuna fonte storica, ad oggi, è in grado di stabilirne il luogo di nascita.
E, per di più, il Castrum Sancti Angeli, tra i maggiori indiziati luoghi di nascita del papa - nominato in molte fonti storiche - non è il castello medioevale di Sant'Angelo d'Alife bensì il monastero di Santa Maria in Faifolis, nei pressi del comune di Sant'Angelo Limosano*.
Questi i fatti. Se poi, per i soliti trombettieri devoti al sindaco, sottolineare dati così evidenti significa macchiarsi di infamia, non possiamo farci niente.
Perché, secondo me, l'immagine di un paese si cura in un altro modo, garantendo cioè la trasparenza nell'amministrazione, una diversa gestione dei soldi delle nostre tasse, la garanzia dei servizi base che, in questo paese, ci vengono costantemente negati, e magari valorizzando le tante risorse che il nostro paese offre realmente, senza millantare nascite di papi che, con noi, non c'entrano niente.
Chissà cosa penserebbe l'umilissimo e devotissimo Pietro da Morrone se fosse a conoscenza della montagna di soldi spesi per la sua (finta) venerazione in un comune senza farmacia, che non si occupa quindi della salute dei suoi cittadini. Chissà cosa penserebbe Celestino se chi si batte per garantire un minimo di verità a Raviscanina fosse accusato di infamia.
Mi piace pensare che Celestino, davanti a questi teatrini dell'assurdo, ricorrerebbe alle stesse parole adoperate in quel famoso 13 dicembre 1294:
"Io, Papa Celestino V, spinto da legittime ragioni, per umiltà e debolezza del mio corpo e la malignità della plebe [di questa plebe], al fine di recuperare con la consolazione della vita di prima, la tranquillità perduta, abbandono liberamente e spontaneamente".
Giovanni De Cristofano
* Stefano di Lecce, celestiniano e professore di sacra teologia, tra il 1471 e il 1474 scriveva: "Pietro di Castel Sant'Angelo, comitatus Molisii, prope Limosanum [...]. Il primo di questi fu un certo cenobio, nel quale lui stesso ricevette l'abito monastico, che si chiamava Santa Maria in Fayfolis, vicino al castello di Sant'Angelo, di dove lui stesso era originario".